melgot e melgassì

di quando ti senti essenziale, radicata, orobica nell'animo, terra amata ed odiata, terra senza teatri e che si alza troppo presto, matzy dice : come i vecchi. ha ragione. siamo nati vecchi qui. e lavoriamo troppo. con la testa bassa e grugnendo sinceri. mani callose, sorrisi sdentati. stoppie di melgot nell'umido della nebbia (le stoppie le chiamiamo melgassì e penso che oggi questo termine qui attorno lo capiremmo in tre )

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  375 gr. di farina (di cui 200 normale e 175 integra, che bada bene non è la integrale è la integra quella con dentro il germe di grano, macinata a pietra, in purezza, grezza e ruvida come me, che ti lascia la patina sulle mani)


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  acqua 1.5 lt


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  sale un cucchiaio

buttala a pioggia, movimento alla catcher in the rye ..come se seminassi. di polso. per evitare la formazione di grumi (i frà). fai cuocere un'ora abbondante. rigorosamente nel paiolo di rame. girala col bastone qui si chiama "ol menadur" oppure "tarel". sforma su un tagliere di legno. accompagnare con carni o una tazza di latte tiepido e una fetta di taleggio seppellita sotto, che sciogliendosi piano piano trova la sua strada tra le crepe della polenta e come una crema di libidine affiora dal cratere verso di te.