22 gennaio 2009

tiramisù

... che non lo faccio mai perché odio montare gli albumi a neve ed ho scoperto che invece senza viene buonissimo...

COSA:
Per ogni etto di mascarpone:
1 tuorlo d'uovo
2 cucchiai di zucchero
8 savoiardi
caffè e marsala q.b., in parti uguali

COME:
Tutti gli ingredienti vanno tolti dal frigo almeno una mezz'ora prima di cominciare.
Fate il caffè per primo, così si raffredda, mettetelo in un piatto da minestra con altrettanto marsala meno un poco che vi serve per la crema.
Montate a crema i tuorli con lo zucchero, unire il mascarpone e un po' di marsala; smettete di mescolare solo quando tutto è liscio ed omogeneo.
In un recipiente di misura adeguata (sia per capienza che per larghezza, che è meglio che sia multipla della dimensione di un savoiardo), preparare il primo strato di savoiardi, che bagnerete (ed attenzione a non esagerare) prima nel caffè/marsala; poi ricoprire con uno strato di crema e ricominciare fino a che i savoiardi non sono finiti (se rimane della crema, mangiatela pure).

Domani vi dico com'è

19 gennaio 2009

marmellata nervosa

Allora. Metti un cd che ti piace, metti il cordless, cellulare aziendale, cellulare tuo a portata di mano (cinasconsiglio: alzi il volume cosicché se ti telefonano non ti disturbano), ti vesti con roba non di pregio e ti lavi le mani. Chi ha i capelli lunghi se li raccoglie, chiaro? Che non vogliamo brutte sorprese.


Prendi diciamo una dozzina di grossissime arance non trattate, a buccia grossa e senza semi, due o tre arance vaniglia dette anche arance amare, una bella radice fresca di zenzero (che si trova dai fruttivendoli fighetti o nei supermercati fighetti, marò quanto siete noiosi), cannella in polvere (un vasettino) chiodi di garofano (25, ma possono essere di più o di meno) e un chilo di zucchero di canna.


Lavate le arance.

Otto, e quelle amare, le tagliate a pezzi, compreso il bianco. Questa è una marmellata un po’ amara, quindi è così. Se non ti piace, metti su gugol “marmellata d’arance” e ne trovi millanta  che predicano istericamente l’ablazione del bianco dell’arancia. Andateci, fatevi la vostra triste e smorta marmellatina e non raccontateci la delusione.

Quattro le spremi.

Versi tutto in pentola d’acciaio, non di alluminio, e aggiungi la radice di zenzero mondata (mi piace scrivere mondata invece che pulito; dà un’idea di purezza che manca alla semplice pulizia: se ti pulisco puoi sempre sporcarti di nuovo, se ti mondo, mondato resti) e a pezzettini, cannella e chiodi di garofano.

Metti sul fuoco e controlli che non si attacchi (dipende anche da quanto sugose siano le arance, ovviamente).

Quando è caldo caldissimo aggiungi lo zucchero e mescoli (cambi cd ).

Fai bollire per un’oretta scarsa, ma in generale fino a quando la marmellata ha una consistenza marmellatosa.  La prossima volta io aggiungo anche un bicchiere di uischi, che mi han detto che è buono.

A questo punto prendi i vasetti di vetro che ti sei preparato prima, se non sei proprio tonto come il sottoscritto che la prima volta si è precipitato in cantina a cercarli e dove li ho recuperati non lo dirò mai a nessuno neppure sotto (debole) tortura, mamma perdonami. Vabbè ma l’importante è che abbiano il coperchio di metallo e basta, insomma non le “burnie” con la guarnizione di gomma.

A questo punto con un piccolo mestolino riempi quasi a filo i barattoli, uno per uno, scottandoti, maledicendo l’idea di preparare la marmellata etc etc e poi, dopo averli chiusi bene con l’aiuto di apposito strofinaccio, li capovolgi acciocché il calore sterilizzi anche il coperchio.

Lavi il casino che hai combinato con acqua calda e se vuoi – io manco morto – prepari frivole etichette con indicazioni varie da apporre sui barattolini.



Di regola, chi assaggia questa marmellata impazzisce e per lunghi periodi ne reclama sempre di più, e se non  ne può avere  non assume altro cibo e languisce in un angolo. A qualcuno non piace (niente giudizi su queste persone, povere).

18 gennaio 2009

spaghi e mollica "sfritta"

COSA:
spaghetti
acciughe (nell'ordine di due/tre per ogni commensale)
peperoncino (uno/due ciascuno, dipende dai peperoncini e da quanto vi piace piccante)
pane grattuggiato (un cucchiario da minestra colmo ogni due persone)
olio EVO pugliese (a occhio)

COME:
mentre lessate gli spaghetti, in un ampio tegame, nel quale poi salterete la pasta, sciogliere nell'olio le acciughe col peperoncino tritato.
Nel frattempo, in un pentolino antiaderente caldo nel quale verserete poche gocce di olio, rosolate il pangrattato fino a quando assume un colore "brunito".
Scolate la pasta, saltatela nella padella, impiattate e spolverizzate con il pangrattato.


(Libera interpretazione di questa.)

11 gennaio 2009

furti con destrezza

C'è che a volte vorresti fare un pranzo della domenica ed hai in mente un menù ma al supermercato non trovi NIENTE di quel che occorrerebbe. Allora ripensi alle ultime cose che hai mangiato al ristorante e che ti si son fissate nella testa.
Dunque quegli stupendi "ravioli" di zucchine del Nuovo macello li trasformi in ravioli di melanzana perchè le zucchine al supermercato sono un po' blah: la melanzana la tagli a fette sottili e e la grigli; intanto fai dei cubetti piccoli piccoli di mozzarella e prepari un sugo di pomodoro.
Su un piatto da portata metti poi una fetta di melanzana, un poco di mozzarella, un cucchiaino di sugo e copri con un'altra fetta di melanzana; altro cucchiaino di sugo e una foglia piccola di basilico.
E come primo ripensi ai fagottini di pera e formaggio dei Vecchi sapori ma chi ha voglia di fare la pasta? Meglio riso.
E le pere sono abate, per mezzo chilo di riso una grattuggiata e l'altra tagliata a tocchetti, messe a cuocere da subito insieme al cereale. Il taleggio invece lo aggiungi alla fine per mantecare.

9 gennaio 2009

la gallina oltre il brodo

Comprare una gallina e cucinarla in acqua salata con sedano, carota e cipolla. “Ma così ci faccio il brodo! “ esatto, ma andiamo oltre. Ascoltando “Ciapa la Galeina” si tolgono pelle ed ossa e si sfiletta la signora vecchia ma buona. A questo punto bisogna essere disposti al pianto perché affettare un kilo e mezzo di cipolle ha un effetto lacrimogeno su tutti i possessori di ghiandole lacrimali.  Si cucina la cipolla senza fretta con un po’ d’acqua un po’ di olio, un paio di foglie di alloro, qualche grano di pepe ed un po’ di ginepro, quando la cipolla è morta ( che cotta, per una che ti ha fatto piangere così è limitativo ) si spegne la fiamma si aggiunge un po’ di aceto, un po’ di zucchero, dei pinoli e l’uvetta ( che io per questa ricetta preferisco quella un po’ più grande e bianca, ammollata in acqua con un goccino di brandy ). Si depone l’alloro nel secchio dell’umido e si fanno in una terrina, o simil, strati di gallina e cipolla fino ad esaurimento scorte. La gallina in saor deve riposare almeno due giorni in frigo, per poi essere consumata a temperatura ambiente. Nel frattempo, da mangiare, c’è sempre rimasto il brodo.