29 marzo 2010

tutto tranne gli occhi

ho fatto i totani ripieni. ricetta molto semplice (all'apparenza). un po' meno il corpo a corpo col totano. insomma sta ricetta prevedeva :
  • totani per i totani

  • ripieno per il ripieno (dove quest'ultimo era fatto ancora dei totani stessi - ciuffi e teste - piu' un po' di pane ammollato e strizzato - due pomodoretti quadrucciati - prezzemolo e un nulla di aglio, sale e pepe)
sembrava semplice, finchè ho affronato il primo "armalo". la ricetta diceva staccare i ciuffi e le teste e tritarli.
Prima licenza poetica : le teste avevano gli occhi, ma se toglievo gli occhi non rimaneva nulla (avendo già tagliato i ciuffi), per cui dopo aver scalpellato via una serie di occhi ho deciso di ignorare il discorso teste.
c'era da passare allo svuotamento delle sacche-totano lasciandole integre. qui si è presentato il problema da dove gli stacco tutto senza trovarmi con una pappetta di inchiostro+cacchina di totano spalmata ovunque ? anche qui si è lavorato di fantasia, dopo i primi due schizzi multicolor sulla maglietta ho capito che c'era una specie di gancio (tipo branchia del pesce) . praticamente se imbrocchi quello tutta la sacca esce integra e la passi molto..ma molto meglio, si tira anche dietro dei bastoncini trasparenti che saranno le ossa o cartilagini (spero).
Insomma una volta svuotato è fatta : triti i ciuffi, le ex teste (se ti sono avanzate dagli occhi), il pane ammollato, i pomodoretti e il prezzemolino agliettato riempi gli armali. cospargi di pangrattato e un giro d'olio extra.
inforni a sinistra per mezz'ora a 180° ed è fatta.

18 marzo 2010

ideuzza

La fidanzata di un amico mio ha aperto cotesto posto:
http://www.agriturismobiologicotoscana.it


E all'amico mio ho chiesto: ma se veniamo lì, la cucina ce la presti?

E l'amico mio ha risposto: chiedi a lei, secondo me sì.

E allora prima chiedo a voi: ma tipo un uicchend d'estate, ci andremmo a fare i maiali in maremma?

[questo post vale anche come pubblicità dell'agriturismo della fidanzata dell'amico mio]

Primavera!


Oggi è stato il primo giorno senza calze, ma la primavera già aveva fatto capolino con i sintomi più classici: ormone ululante, lavaggio tende, sguardo depresso davanti ai colori cupi nell'armadio,  fissaggio mensole e, ovviamente, l'urgenza di sbrinare il freezer.
Che conteneva, tra l'altro, polpa di manzo e carote-sedano-cipolla tritati.
Messi a marinare nel vino per fare un brasato (la ricetta la trovate qui) salvo realizzare qualche ora dopo che per le sei sere successive non avrei cenato a casa.
Ma ormai era fatta: cotto al rientro della sera dopo, ripulita la carne da quel tripudio di salsa di vino e verdure, tritata e rimessa nel freezer, prima o poi diventerà polpette.
La salsa, congelata a parte, è invece finita nel forno stasera insieme a dei cuori di carciofo (allungata con un poco di brodo): ok, è una ricetta un po' laboriosa ma talmente buona che vien voglia di rifarla.
E il freezer ha ancora il nevischio dentro.

17 marzo 2010

Santissimo Patrizio


Provo una perversa soddisfazione quando riesco ad abbinare il vino giusto alla portata nel piatto. Non sempre ci riesco, sono un neofita in confronto a palati sopraffini e allenati, ma ci metto del mio, ci provo.
Invece per la birra, ero più indirizzato alla degustazione della bionda (o rossa o scura... sono di bocca buona) senza pensare ad accostamenti particolari, se non con la classica pizza.
Poi mi hanno consigliato di provare a bere birra con pane e formaggio. Mi si è aperto un mondo! Di accostamenti ce ne sono parecchi ma quale giorno migliore se non il S. Patrick's day per fare questi esperimenti?!
Provate con una mozzarella di bufala insieme ad una Lager come la piemontese Menabrea, oppure per buttarsi su sapori più forti, un esperimento Gorgonzola con una Trappista doc come la Chymay tappo blu...

Ok, non tutte le ciambelle riescono con il buco e per alcuni formaggi una abbinamento con la birra sarebbe impossibile, ma ad altri una ventata anglosassone potrebbe persino far bene (basta tornare poi al buon vecchio caro vino…)

Buon s. Patrick's day cuochi!

15 marzo 2010

la sera con il ricordo di lei ogni tanto capitava, era in genere una sera come tutte le altre, una sera qualunque. non era un ricordo-desiderio, in realtà non avrebbe voluto che lei fosse lì, per niente, questo lo avrebbe riempito d’ansia come l’ultima volta, no… era un ricordo-e-basta, fine a se stesso, era in grado di emozionarlo come un quadro impressionista, ma era solo ricordo…
anzi erano per lo più frammenti-di-ricordo, uno sguardo, una sensazione tattile, un particolare odore, un controluce, un senso di calore, un angolo di sorriso, luce della luna…
odore di bruciato dalla cucina, qualcosa si salva…carciofi alla romana e riso basmati con sopra lo shoyu (ma incertezza fino all’ultimo se metterci invece l’olio d’oliva e il parmigiano…)

Questa ricetta è un palliativo

Lo chiarisco subito. Se hai voglia di Sicilia l'unica cosa da fare è prendere ed andarci. Tutto il resto è noia ( non ho detto gioia, ma noia noia noia ). Comprare dei gamberi rossi siciliani, buttargli nell'olio caldo ( sgusciati o meno a seconda dei gusti ) con uno spicchio d'aglio in camicia, sfumarli col brandy, metterli da una parte e nel fondo scaldare due cucchiai di pesto di pistacchi di Bronte, rimettere i gamberi in pentola e scolare uno spaghetto al dente che farai amalgamare col sugo con un cucchiaio di acqua di cottura, ti sazierà piacevolmente la fame, ma non ti toglierà certo la voglia.

12 marzo 2010

Classico menu della bassa reggiana

Fra poco prenderò la mia Torpedo blu e srotolerò chilometri di autostrada fino a raggiungere la fabbrica della nebbia.

Arrivata al casello di Reggio nell'Emilia pagherò pedaggio e tirerò subito a destra, fino ad arrivare a Sesso (sì sì, finalmente Sesso!:)

La Barbarella mi aspetta con ansia e, ben sapendo della mia capacità di dare pacchi cosmici un attimo prima della presunta partenza, si è fatta furba: ieri sera ha annunciato che oggi a cena ci sarà la pasta ai ricci. Uh, lei sa come prendermi e sa anche che non posso -NON POSSO- dire di no.

Quindi, mentre me la canto e me la suono insieme a Cristiano Godano per 269 km, immaginerò la mia amichetta dinanzi ai fornelli.

Pesterà col fondo di un bicchiere due spicchi d'aglio in camicia facendoli poi dorare in padella con dell'olio buono e del peperoncino; toglierà gli avanzi e aggiungerà il contenuto di uno dei bicchierini di polpa di riccio che suo papà le fornisce in quantità industriali (sai di quelli che preparano al mare? c'è l'omino che apre i ricci e con un cucchiaino ne trasferisce il contenuto in un piccolo bicchiere di plastica munito di coperchio; poi questa bontà interstellare si posiziona nel freezer per le stagioni di magra, ovvero per i mesi senza la R).

Insomma, la Barbarella metterà giù in padella i ricci e nel frattempo scolerà gli spaghetti un cicinin al dente, rimesterà la pasta fino a che tutti i ricciolini si appiccicheranno alla stessa e infine aggiungerà una manciata di prezzemolo tritato sottile con la mezzaluna.

Io e il cavalier consorte della succitata amichetta mia aspetteremo a tavola, ammazzando il tempo mangiando delle fettine di bottarga di muggine e pescespada affumicato, accompagnando queste pietanze tipicamente reggiane con una bottiglia di Monica o Nepente.

Ché sì, a noi ci piace rosso.

2 marzo 2010

unto e pasta - la rubrica di infornoasinistra

ci scrive una anonima astemia, con un quesito interessante:

mi ci chiedevo se almeno gli ziti si possono spezzare.
sono impraticabili, caso contrario.

la redazione di unto e pasta si è immediatamente messa al lavoro e il risultato è stato:

una sentenza della corte di cassazione quinta sezione civile del 76 [de zitorum natura] dichiara che gli ziti esistono in natura sia in forma corta che lunga, quindi lo spezzamento di quest'ultima è praticabile (anzi tradizionale) ma anche evitabile, in quanto già preesistente la forma ridotta (non tradizionale).

l'anonima astemia, per nulla soddisfatta dalla risposta piuttosto deludente e approssimativa della redazione, ribatte con vigore, che gli ziti, avrebbero, al contrario degli spaghetti, una propria intrinseca infungibilità, tale per cui è da escludersi una loro trasformazione fisica da lunghi a corti (la dimostrazione empirica è data dalle difficoltà tecniche sottese allo spezzare uno zito).

a questo punto la redazione e l'anonima astemia danno vita a uno scambio epistolare che si evolve e porta a una questione più generale e importante:

i formati di pasta davvero fondamentali sono pochi, sicuramente meno di 10, il resto sono invenzioni per lo più commerciali oppure, ad andare bene, di tradizione locale.
rientrano gli ziti nella categoria protetta dei formati di pasta fondamentali?
quali sono, cari lettori, i vostri formati di pasta preferiti? i vostri fondamentali?