16 dicembre 2007

Panelle

Domani arrivano gli ingordi. Bassi, brutti, cattivi, pelati. E affamati, soprattutto, di quella fame che non bastano due spaghetti aglio e olio -alla mr dibbs, naturalmente- o le zucchine a scapece per sfamarli.
Bisogna prima intupparli. Fare effetto massa.
Ma con qualcosa di irresistibile.
Allora lascio sciogliere in un litro e mezzo di acqua fredda cinquecento grammi di farina di ceci, un po' di sale e pepe nero, mescolando molto bene. Poi, butto la pentola sul fuoco e mescolo a lungo, una mezz'oretta circa, finchè l'impasto non diventa compatto -quando il braccio che gira comincia a dolere ci siamo quasi. Quindi aggiungo del prezzemolo tritato fine, una bella manciata.
Quando l'impasto è pronto te lo dice con una serie di blob, fssssshhh.
A questo punto si leva la pentola dal fuoco e si rovescia, aiutandosi con un cucchiaio di legno, il nobile miscuglio dentro una bottiglia di plastica precedentemente decapitata. Si copre il tutto con un tovagliolo e si lascia raffreddare.
Fossi una signorina a modo dovrei stendere la pasta, lasciarla freddare, tagliare e bla bla bla (e soprattutto avere una cucina di due ettari!).
Ma la bottiglia è un gran trucco punk imparato a Lampedusa da un Catanese, come non fidarsi?
Una vola fredda, conservo la bottiglia in frigo e me la dimentico fino a domani.

Domani, poco prima dell'arrivo degli unni, caverò fuori la mia bottiglia di plastica dal suo angoletto tra le birre, la taglierò via e mi ritroverò per le mani un cilindro di pasta gialla. Un coltellaccio ikea per farne fettine sottili, mezzelune di qualche millimetro, e una padella d'olio bollente. Finalmente si potrà cominciare a friggere, pratica sacra agli dei.
Quando le panelle saranno dorate si potranno ulteriormente spruzzare di prezzemolo tritato e pepe, a seconda dei gusti.
poi è necessario ingozzarsi.
Gli unni saranno soddisfatti e gonfi delle croccanti frittelle di ceci, e salvo il frigorifero.
E cmq, ricordate: mazz' e panelle fanno 'e figlie belle, panelle senza mazz' fanno 'e figlie pazz'.

7 dicembre 2007

Risotto ai cipollotti e erbe aromatiche

L'abbiamo mangiato in un ristorante, ci è piaciuto talmente che abbiamo provato a rifarlo a casa.
A casa, a caso.
Per due.
Allora, un po' di cipollotti, dipende dalla misura... quest'estate ce n'erano in giro di enormi, chissà perché.
Diciamo 4 o 5 se grossi, il doppio se piccoli.
No! Non chiedetemi il peso, non ne ho la benché minima idea.
Li fate rosolare piano nel burro, finché siano abbastanza cotti, senza però farli imbiondire.
Poi aggiungete il riso, lo fate tostare un pochino  e poi mezzo bicchiere di vino bianco, alzando la fiamma in modo che evapori, come si fa di solito per i risotti, insomma.
Vi serve un po' più di mezzo litro di brodo da aggiungere man mano.
Nel frattempo preparate le erbette.
Noi abbiamo messo, a caso: 3 foglie di salvia, 4 ciuffettini (quelli in cima ai rametti, presente?) di rosmarino, 1 foglia di alloro tritati assieme finifini col coltello. Poi abbiamo aggiunto un composto già pronto di erbe di provenza, un paio di pizzichi. Un paio di pizzichi anche di maggiorana e timo.
Quando manca poco (5 minuti) alla fine cottura del risotto ci schiaffate le vostre erbette.
In realtà non tutte... vabbé un po' a occhio... vedete il colore, assaggiate, arrangiatevi un po'.
Tanto quelle che avanzano le mettete in un barattolino di vetro e le conservate così... io le tengo lì da sniffare di tanto in tanto, mica le uso più. La volta dopo rifaccio e ri-avanzo.
Evvabbé mi piace averle lì da annusare!
Secondo me è meglio lasciarlo un po' lento, questo risotto, non troppo asciutto.
Quando è cotto spegnete, noce di burro e parmigiano e mantecare.
Il riso che mi è piaciuto di più fatto così è stato l'arborio della Curtiriso, lo trovo ottimo.
Oh, non posso dirvi che sia buono come quello del ristorante... quello là non me lo ricordo più!
:)