27 febbraio 2011

cernissima (non è una ricetta, son due)

non si possono correre rischi a una prima cena. non si prova un piatto per la prima volta se c'è gente (e che gente) che cena a casa tua per la prima volta. che poi se all'emozione per l'evento unisci l'ansia da prestazione culinaria... no no, meglio andare sul sicuro.
allora provo ad andare al banco del pesce del mercato sotto casa, che mi ha sempre ispirato bene, ma non mi sono mai alzato abbastanza presto o con abbastanza voglia per scendere prima che il pesce migliore venisse pescato dalle massaie della zona. e scopro che ne vale la pena. scopro anche che le razze si mangiano, e mi dispiace per loro vederle così spiattellate come patatine in attesa di essere fritte. in compenso i branzini sono dei signori le orate delle principesse. il pesce fresco è maestoso. i pescivendoli chiamano cara tutte le massaie, soprattutto le più cesse, che gongolano. tra tutta quella meraviglia da pranzo di gala c'è una cassetta che sembra di scarti: i ciuffi di calamaro. del calamaro quello che conta è il corpo coniforme. tagliato ad anelli e messo nel fritto solo perché così si torna bambini e ci si infila la lingua. i ciuffi sarebbero scarti, ma qualcosa ancora valgono e allora ecco quella cassetta di bontà a prezzo dimezzato rispetto al resto del corpo.
la regola è: se ti conosco salti la fila. non avendo voglia di travestirmi da massaia milanese settantenne, mi piazzo davanti alla cassetta di scarti con aria baldanzosa, e saluto lo sconosciuto pescivendolo con un garrulo ciao! lui non batte ciglio, ma tiene a mente che tocca a me. la massaia vede che prendo quella roba strana e mi chiede ma sono teneri? mi vien da dire che cazzo ne so li devo ancora mangiare, ma le sorrido e le dico tenerisssimi, signora. con tre esse.

lo scarto di calamaro finisce in olio caldo e aglio bio, padella coperta e fuoco medio, a lasciar uscire tutta la loro acqua e poi riassorbirsela finché non resta una sugagna che chiama spaghetto. alla chitarra, toh. un attimo prima di scolare butto in padella una manciata di pomodorini tagliati in quattro, salto con prezzemolo, e via. talmente facile e d'effetto che se vuoi fare finta di saper cucinare, ti viene benissimo. bella figura assicurata.

ah, invece volevo dire quest'altra cosa, a proposito del mojito qui sotto. che guido ieri ha fatto questa cosa con la cernia marinata nel lime e aggiunta di cipolle. buonissima. spettacolare. da urlo. ma insomma tonno mojito e cernia lime dovrebbero conoscersi. secondo me la cernia con lime e rhum si può anche provare. cernissima.

1 commento:

  1. la cernia ha incontrato la quinoa circumnavigando il Perù per arrivare a Milano con deviazioni su Parma e Bovisio qualcosa.
    pare che stessero bene assieme quinoa e cernia, non so a te ma a me sembravano fatti per incontrarsi quei sapori lì.

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