20 luglio 2010

A mia nonna

Si chiama formaggio fritto.
Ma da qualche parte lo chiamano formaggio pastellato, per dargli un tono.
In realtà non ha bisogno di un tono, contiene in sè tutta la dignità dei contadini, non gli servono i fronzoli.
La pastella si fa con un uovo, farina q.b. (quanto mi piace scrivere q.b., suona professionale), acqua q.b., un pizzico di sale, mia nonna ci metteva pure un po' di birra.
Il formaggio deve essere di mucca, o al limite misto (lo specifico perchè qui da me il formaggio è soprattutto di pecora) e deve essere fresco, ma non troppo fresco, io non so neanche se si vende al supermercato un formaggio così, lo compro da una contadina vicino casa, quando non lo fa mia madre.
Tagli una fetta di formaggio spessa mezzo centimetro, la metti nella pastella e poi la metti a friggere in una padella dove hai fatto riscaldare abbondante olio.
Dovresti girarlo una volta sola.
E se ti viene bene e il formaggio è quello giusto, dentro la pastella dovrebbe diventare filante, il formaggio.
Ora vado a farmelo per cena.

Poi, nella stessa pastella, se ti avanza, puoi metterci una fetta di pane.
Il pane fritto ce lo faceva mia nonna, per merenda.
E a volte, con quella pastella, ci faceva le crepes che non si chiamavano crepes ma con una parola che non saprei come scrivere.
(Sono preoccupata, non per il formaggio, sono preoccupata e dovevo dirlo a qualcuno.
Sono preoccupata e quando sono preoccupata penso a mia nonna e alle sue merende quando eravamo bambini.)

5 commenti:


  1. A me q. b. manda in crisi parecchio.. è che cucinare non è il mio forte. Eppero' il formaggio fritto lo so fare e anche bene . Mid

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  2. potrei scrivere un libro di ricette tutte a base di qb

    è buonissimo

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  3. Poi il formaggio non mi è venuto tanto bene. A mia madre viene sempre perfetto, a me mai. E non capisco dove sbaglio.

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