30 gennaio 2010

La ricotta (che poi è pure un film di Pasolini, se non mi sbaglio)

Torno a casa alle sette e mezzo del mattino e fuori ci sono tre gradi sottozero ed ho solo voglia di andare a letto e dormire tutto quello che posso dormire.
Ma mi accorgo che ho saltato la cena la sera prima; mi era venuta una mezza voglia di farmi la carbonara, mi ero fatta pure spiegare come fare - "niente aglio, niente cipolla, niente olio, e non cuocere l'uovo sennò fai una frittata!" - ma poi non avevo fame e poi è arrivata la telefonata di mia zia e sono dovuta andare: c'era la casa da pulire, i mobili da spostare, gli specchi da togliere; c'erano lacrime da asciugare, persone da abbracciare e un morto da vegliare.
Mi ossessiona il pensiero di mangiare, appena dentro casa, so che non prenderò sonno se non mangio qualcosa. Forse è una sorta di affermazione di vita questo urgente e crescente bisogno di mangiare dopo aver passato tante ore accanto ad un morto, mangio, dunque sono vivo, per ora.
Accendo il forno, metto a bruschettare del pane, accendo il fuoco e la tv, rainews24, senza audio. Cerco in frigo qualcosa da mettere sul pane, decido per la ricotta: pane arrostito, un filo d'olio, un po' di sale e la ricotta, come certe merende a casa di mia nonna, da piccola. Che poi, il morbido della ricotta in contrasto con il croccante del pane mi piace da morire e anche il freddo opposto al caldo.
Seduta accanto al fuoco, alle otto di una fredda domenica mattina, mangio pane e ricotta e penso ai vivi. E ai morti.


1 commento:

  1. c'è un sacco di storia qui dentro
    e vita a stendersi davanti ad un fuoco
    mangia tutto

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