12 luglio 2010

il cefalopode di oberhausen

finiti i mondiali, il polpo paul, diventato oramai una celebrità per aver azzeccato tutti i pronostici, sconfitta della germania inclusa, non rischia la vita, in quanto i tedeschi (il simpatico tentacoloso risiede nella cittadina di oberhausen) nemmeno immaginano quanto possa essere gustoso.
ma pensiamo a cosa sarebbe potuto succedergli se quel giorno, al largo dell'isola dell'elba, invece che una studiosa teutonica, l'avesse pescato un'imbarcazione battente bandiera italiana dal nome ancòra-infornoasinistra.
subitamente lo si avrebbe battezzato, col nome di paolo, più e più volte contro la chiglia della suddetta imbarcazione.
sfruttando poi la sempre fornitissima cucina di cambusa, si sarebbero cercate delle pentole atte a contenerlo.
non essendocene, la dotazione in barca non è mai barocca, memori della fine del santo di cui porta il nome, lo si sarebbe decapitato, pulito e fatto in pezzi.
a questo punto la pentola ideonea sarebbe saltata fuori e sarebbe stata riempita con acqua, sedano o quel c'è, un goccino-ino di aceto, sale e...paolo.
in contemporanea sarebbe partita un'altra pentola con delle patate già sbucciate e in pezzi. che la dotazione della cambusa mica è cambiata nel frattempo.
dopo un tot di tempo, a furia di assaggiarne dei pezzetti, si sarebbe capito che il momento era arrivato.
si sarebbe scolato tutto, unito e saltato (in una delle pentole già usate) con aglio e olio. e in caso prezzemolo.
a corredo si sarebbe aperta una bottiglia di verdicchio.

e invece paul è li, nella sua vasca, a mangiare cozze contenute in contenitori trasparenti segnati con delle bandierine, decidendo della sconfitta della germania.
solo dei  tedeschi potevano mettere il proprio destino (calcistico) nelle mani (molte) di un polpo italiano.

7 commenti:

  1. ahahahahahahah. que guappissima!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    io comunque avrei portato enrico.
    e proposto di aggiungere a paolo dei capperi, qualche pomodorino tagliato, sedano crudo, olive e foglie di basilico rotte.
    di solito io li cucino così i paolo.

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  2. bè si, ma ipoteticamente si era in barca...
    (scopro e aggiungo che il polipo alla elbana viene bollito col finocchietto selvatico)

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  3. polpo! polpo!
    (il polipo è un'altra cosa meno piacevole)

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  4. Credo di aver tutti gli ingredienti necessari per postare questo commento:
    - un avvocato napoletano e i suoi due figli
    - un paolo da supermercato
    - supponenza subito punita
    Quello che vi racconto ha avuto luogo qualche anno orsono, a casa di un avvocato napoletano. Quello che vi racconto ha per sempre cambiato il mio rapporto con i polpi. L'avvocato, caratterizzato da circonferenza addominale pari all'altezza (ovviamente un potenziale falso positivo: essere panciuti non significa saper mangiare nè tantomento cucinare), si trovava solo con i figli ed un amico dei figli (io) nel dover organizzare una cena per non ricordo quale diavolo di festività. Tra gli ingredienti prescelti, appunto, un polpo. Essendo riconosciuto da taluni come competente in fatto di cucina, comprato l'essere tentacolato, avevo costruito attorno alla bestia l'immagine prevedibile della cottura standard: H2O, aceto, un tappo di sughero, etc... (già il finocchietto mi suona nuovo). Appena l'avvocato vide l'essere, il paolo, e le mie prime mosse per la sua preparazione inorridì e, con fare di rimprovero, mi disse: o puorpo va cotto in acqua suoia!. Da buon brianzolo, geneticamente chiuso alle novità, senza nemmeno sapere di cosa stesse parlando, risposi citando le numerose ricette che, avendo come ingrediente il polpo, consigliavano una cottura comunque standardizzata. L'avvocato, abituato ad avere a che fare con contestazioni plateali, argomentazioni sottili, prepotenze di ogni genere, mi scansò senza indugi, versò un quantitativo apparentemente esagerato di olio di oliva (2-3 dita) in una pentola alta e di circonferenza ridotta (infinitesima rispetto a quella del suo addome), scaldò l'olio per qualche minuto, aggiunse due spicchi d'aglio, un po' di prezzemolo praticamente intero e, per finire, gettò il polpo paolo così com'era nell'olio intanto divenuto molto caldo. Mescolatina, coperchio, fiamma medio-bassa e arrivederci. Se ne andò a legger giornali.
    Allarmato per il possibile destino del paolo tentai di far valere, senza successo, le mie ragioni: 'ma come si fa, con tutto quell'olio... e poi senz'acqua', 'ma poi, santiddio, il prezzemolo va messo alla fine!!!', 'per carità, il fuoco è troppo alto'. Talvolta, tuttavia, occorre ammettere la propria ignoranza, i propri errori, senza favellare. Il polpo, dopo 30 minuti su per giù (il tempo varia al variare del peso del paolo in questione), venne estratto da quello che ormai era diventata l'acqua suoia (che a questo punto chiamerei il sudore di paolo) mischiata con il tutto il resto, steso su un tagliere, ridotto a piccoli cubetti, mischiato con delle patate lesse, anch'esse ridotte a cubetti e condito con un po' della brodaglia untuosa e di olio crudo. Sfido chiunque, non dotato di tecnologie aliene, nel produrre un paolo altrettanto morbido e saporito. Da allora, ogni volta che cucino un paolo, lo chiamo gennaro, in onore dell'avvocato.
    NB come se non bastasse, la brodaglia, il sudore del paolo, è sufficiente per svariati etti di pasta che, condita con il sudore, non necessità di null'altro... magari solo un pomodorino saltato...

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  5. @anonimo, secondo me sarebbe bene che ti palesassi disanonimizzandoti e dessi alle tue ricette il post  che gli spetta.
    apprezzeremmo.

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  6. Eccomi palesato, di loggarmimisonscordato. Son neofita. Esiste un modo per spostare la ricetta nella giustapposizione?

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