9 agosto 2010

Dall'abruzzo con furore

Per fare questa ricetta ci vuole la padella di ferro, niente teflon o acciaio 18/10 o questa roba moderna, padella di ferro che nel mio dialetto si chiama fressore (e tutte le e sono mute) che è la parola più onomatopeica che conosco.
Mettete nella padella un po' d'olio, non molto, aggiungete un paio di spicchi d'aglio a cui non avete tolto la buccia, e una manciata di peperoni tagliati a listarelle sottili. Fate soffriggere per un po' e quando i peperoni saranno quasi cotti toglieteli e metteteli da parte.
Buttate nella padella quattro pomodori maturi sbucciati e tagliati a pezzettoni (e nel momento in cui i pomodori toccheranno il fondo rovente della padella capirete il perchè del nome in dialetto), alzate la fiamma e mescolate mescolate mescolate per tutto il tempo perchè il pomodoro tende ad attaccare. Dopo una mezz'ora o poco più il pomodoro è quasi cotto, ci ributtate dentro i peperoni, salate, mescolate ancora.
Già così questo piatto è una bontà, poi ci potete rompere dentro un paio di uova e le lasciate cuocere così, abbassando la fiamma e non mescolando più niente.
Si mangia con pane casereccio.
Se provate a farlo con una padella normale il piatto non riesce.
Ah, il piatto si chiama pomodoro cotto nella versione semplice e  uova in purgatorio nella versione più elaborata.

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