per una buona ricetta infornale qualsiasi bisogna che l'ambiente, l'abbigliamento, lo spirito, la cottura e gli ingrendienti siano informali.
è necessario che lo siano tutti. le papille gustative non mentono mai.
nel caso specifico di sabato scorso:
- ambiente ben più che informale, familiare direi.
- abbigliamento: maglietta, pantaloncini, sandali. grembiule perugina per addolcire tutto.
- spirito: c'era un sacco di alcol effettivamente
- cottura: fuoco in fondo a sinistra. le basi.
- ingredienti: tutti provenienti dal proprio balcone, orto o latifondo che sia. in caso di impossibilità, viene esentato l'ingrediente principale. nello specifico il pesce. (pescare a milano è possibile ma sconsigliato)
ora il più è fatto.
prendiamo la cipolla rossa (orto) e la tritiamo ben bene con anche un pochetto d'aglio (orto) a sentimento.
soffriggiamoli un po' nell'olio extravergine d'oliva (latifondo), ovviamente nel fuoco in fondo a sinistra.
buttiamoci del timo (balcone) e del finocchietto selvatico (balcone).
sfumiamo con un po' di vino bianco (dal calice offertomi dal padrone di casa).
cominciamo a buttare nella mischia i molluschi (cozze, calamaretti, totani).
- per la zuppa di pesce la regola è: si prende il pesce che c'è -
poco dopo entrano in scena i gamberetti che invidiosamente scalpitavano (all'indietro).
a una certa inondiamo con passata di pomodoro (orto) e poco dopo con origano secco di collina (latifondo).
uniamo delle olive essiccate al sole denocciolate (latifondo).
è il momento del peperoncino rosso fresco sminuzzato (balcone).
facciamo sbuffare un po' il tutto e poi immergiamo dei tocchi di pesce non meglio identificati (servono a fare volume e sostanza).
- nel frattempo possiamo fare del pane tostato inebriato con un po' d'aglio -
i polipi che abbiamo comprato li mettiamo per ultimi che altrimenti s'ingommosiscono.
alla fine: sale un po', prezzemolo e basilico (ce li avevo sul balcone: li ho messi).
la zuppa infornale a questo punto deve riposare un po', almeno un'ora, mentre ascolta risate e battute varie.
poi la si scalda e la si serve col pane tostato e un filo d'olio (latifondo) a crudo.
se ci chiedono cosa c'è dentro, rispondiamo con la parola d'ordine: assaggia.
ps: non avrei mai creduto che dietro alla sembianze di pocahontas si sarebbe potuto nascondere il diavolo della tazmania (unico animale che mangia le zampe di gallina)
è necessario che lo siano tutti. le papille gustative non mentono mai.
nel caso specifico di sabato scorso:
- ambiente ben più che informale, familiare direi.
- abbigliamento: maglietta, pantaloncini, sandali. grembiule perugina per addolcire tutto.
- spirito: c'era un sacco di alcol effettivamente
- cottura: fuoco in fondo a sinistra. le basi.
- ingredienti: tutti provenienti dal proprio balcone, orto o latifondo che sia. in caso di impossibilità, viene esentato l'ingrediente principale. nello specifico il pesce. (pescare a milano è possibile ma sconsigliato)
ora il più è fatto.
prendiamo la cipolla rossa (orto) e la tritiamo ben bene con anche un pochetto d'aglio (orto) a sentimento.
soffriggiamoli un po' nell'olio extravergine d'oliva (latifondo), ovviamente nel fuoco in fondo a sinistra.
buttiamoci del timo (balcone) e del finocchietto selvatico (balcone).
sfumiamo con un po' di vino bianco (dal calice offertomi dal padrone di casa).
cominciamo a buttare nella mischia i molluschi (cozze, calamaretti, totani).
- per la zuppa di pesce la regola è: si prende il pesce che c'è -
poco dopo entrano in scena i gamberetti che invidiosamente scalpitavano (all'indietro).
a una certa inondiamo con passata di pomodoro (orto) e poco dopo con origano secco di collina (latifondo).
uniamo delle olive essiccate al sole denocciolate (latifondo).
è il momento del peperoncino rosso fresco sminuzzato (balcone).
facciamo sbuffare un po' il tutto e poi immergiamo dei tocchi di pesce non meglio identificati (servono a fare volume e sostanza).
- nel frattempo possiamo fare del pane tostato inebriato con un po' d'aglio -
i polipi che abbiamo comprato li mettiamo per ultimi che altrimenti s'ingommosiscono.
alla fine: sale un po', prezzemolo e basilico (ce li avevo sul balcone: li ho messi).
la zuppa infornale a questo punto deve riposare un po', almeno un'ora, mentre ascolta risate e battute varie.
poi la si scalda e la si serve col pane tostato e un filo d'olio (latifondo) a crudo.
se ci chiedono cosa c'è dentro, rispondiamo con la parola d'ordine: assaggia.
ps: non avrei mai creduto che dietro alla sembianze di pocahontas si sarebbe potuto nascondere il diavolo della tazmania (unico animale che mangia le zampe di gallina)
psps: all'interno dei commenti un regalo per tutti i commensali
ahahah.
RispondiEliminache idiota che sei.
Taz
la prossima volta cuciniamo il procione-sushi!
RispondiEliminaahahahahahahah
RispondiEliminaahahahahahahah
ahahahahahahah
ahahahahahahah
ahahahahahahah
ahahahahahahah
ahahahahahahah
ahahahahahahah
il pro-cio-ne!
RispondiEliminadice anche bua bua...vedi che il linguaggio è universale?
era molto molto buona la zuppa infornale, era buono tutto!
n. 2 punti esclamativi!
aahahahahahhahahahahahahahahahahhahahahahahahahahahahahahahahahhahahahahaha
RispondiEliminail procione ma-s-c-ott-e
ma sco t t e!!!
!!!
il procione sapientone! riderò per sei mesi a venire (cioè tipo fino alla prossima cena)
RispondiEliminail tuo primo post in forno a sinistra! non sei emozionato? io un bel po'. 'azz il miticoff che scrive su questo blog... ma chi l'avrebbe mai detto?
RispondiEliminaragazzi ...sono in ufficio. sto ridendo come una iena. in settimana arrivano anche due clienti giapponesi e io dovro' guardarli negli occhi. questo sarà necessario. non ce la posso fare. non dopo questo.
RispondiEliminacassiera
molto emozionato, molto.
RispondiEliminae speriamo che quei giapponesi non abbiano troppe occhiaie o peggio che uno non abbia il pollice fasciato, altrimenti dovremo trovare un nuovo lavoro alla cassiera...