27 settembre 2011

Patate e funghi ‒ un fallimento

Avevo dei funghi da consumare, erano in frigo da una settimana e iniziavano a fare la muffa. Ridicolo che delle muffe facciano la muffa, ma tant'è. Non lo sapevo: li compro di rado, i funghi, e li ho sempre mangiati subito dopo l'acquisto. Li ho fatti vedere al mio coinquilino che invece ne mangia spesso, e ha detto che erano ancora buoni.

Avevo, poi, anche delle patate dolci americane. Queste mi avevano sempre incuriosito, soprattutto per la forma allungata, con due punte appuntite, ma non le avevo mai comprate prima d'ora perché sono un po' più costose delle patate di Crevalcore (per dire) e mi sono sempre detto: sempre patate sono, non ne vale la pena. Stavolta invece ho deciso di provare. Patate dolci americane. Fico.

Le ho lavate (erano confezionate col polistirolo e la plastica, ma erano ancora sporche di terra: terra americana!) e le ho messe a bollire in una pentola. Lavati anche i funghi, li ho messi a soffriggere con aglio e prezzemolo in una padella. Sul coperchio della padella la mia coinquilina ci ha scongelato un pezzo di focaccia (abbiamo una cucina piccola, in quattro a pranzo capita anche di cucinare a castello).

Le patate mezze bollite le ho scolate e fatte a pezzi e assaggiate coi coinquilini altrettanto curiosi. Tutti convenivano che fossero dolci, effettivamente. Avevano un sapore strano, come qualcosa di dolce, dolciastro, forse anche zuccherato. Sono volati nomi di tuberi che non avevo mai sentito: la mia coinquilina healthy e vegetariana ne sa tanti. Fatto sta che ho buttato ste patate dolci americane mezze bollite nella padella coi funghi a finirle di cuocere nel soffritto. Poi ci ho dovuto mettere dell'acqua perché si stava bruciando tutto, soprattutto il prezzemolo, e assaggiando assaggiando, per vedere il grado di cottura, ho capito di cosa sanno le patate dolci americane: castagne.

Alla fine il pranzo non era per niente buono, troppo dolciastro, troppo viscido. Sarebbe stato perfetto con due salsicce di maiale, forse.

Una cosa è certa: le quattro patate dolci americane che mi restano voglio farle come si deve a qualunque costo. Mi abbasserò anche a cercare ricette su Google, se dovesse essere necessario. Ma se qualcuno qui in forno a sinistra ha qualche dritta sarei molto più contento.

4 commenti:

  1. un plauso per il coraggio. tante volte son stato tentato di postare i miei fallimenti culinari, ma non ce l'ho mai fatta.
    chapeau.

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  2. io le patate americane le detesto, da mangiare.
    mia madre me le faceva di merenda. che schifo.
    [ma va detto che io detesto il 90% delle cose dolci]

    il mio consiglio è di cambiargli il senso: prendi un vaso di vetro che le contenga, tipo quello delle conserve e riempilo per metà di acqua, immergile sostenute da degli stuzzicadenti che le tengano mezzi dentro e mezzi fuori.
    Lasciale lì.
    Faranno un sacco di germogli e diventeranno una pianta magnificamente bella con tantissime foglie verdi.
    Una pianta dall'aspetto metà acquatico e metà terroso.

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  3. si, ho un modo per riciclare le quattro patate dolci.
    ci vogliono altri avanzi, che non so se avete (un po' di ricotta fresca, dei biscotti avanzati, delle uova eccetera).

    nel caso, chiedi.

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