da bambino avevo la passione per il timo. non so perché, forse perché l'avevo scoperto nelle mie incursioni dall'altra parte della valletta, dove scalavo le rocce esposte al sole, che d'estate profumano di erbe. andavo a giocare alla casa sull'albero e facevo il bagno nel torrente. e raccoglievo il timo. lo facevo seccare, sgranavo le foglie, le raccoglievo in sacchettini (li compravo dal ferramenta del paese per dieci lire l'uno) e poi li vendevo, stesi su un asciugamano sul marciapiede. gli altri bambini vendevano collane di perline o fumetti usati, io sacchettini di timo, a duecento lire l'uno. non so se le signore che li compravano lo facevano perché intenerite o per interesse culinario. davo anche consigli: sulle frittate e sulle carni. ancora non sapevo quanto sta bene anche nei funghi e nelle verdure stufate.
trentacinque anni dopo avrei scoperto i fiori del timo. il timo fiorisce in primavera, vicino a pasqua. fa delle piccole infiorescenze rosa, dense e profumate.
e ho scoperto che i fiori di timo stanno da dio nell'insalata. valeriana (che lì si chiama serzetto), pomodori secchi, pistacchi, e una manciata di fiori di timo freschi.
ci stanno un amore.
19 ottobre 2011
13 ottobre 2011
Vegan Party is cool!
Prendi l'ossimoro della mortadella vegetale niente male [c'è anche il pistacchio],
l'informazione della pazienza di chi ha pulito centinaia di steli di tarassaco
e ne ha raccolto e conservato sottolio i boccioli uno per uno, stappa un rosso, che alla fine ha avuto la meglio sulla birra al coriandolo, lascia in mano ad un sapiente Reiki un intero vaso di zucchine arrostite alla menta, scalda tre piadine di kamut e falle tagliare alle danzatrici mani di un massaggiatore Tuina, mettici due Naturopate molto fiche che condiscono tutto con amorevoli sulfamigi ed inebrianti colori: mischia tutto insieme facendo qualche trasferello qua e là, unisci del blu, un pò di India ed ecco qua.
Poi dicono che l'aperitivo vegano è noioso.
Io mi sono divertita un sacco, ho mangiato e bevuto bene.
L'unica cosa che stonava secondo me era il vicks vaporub.
l'informazione della pazienza di chi ha pulito centinaia di steli di tarassaco
e ne ha raccolto e conservato sottolio i boccioli uno per uno, stappa un rosso, che alla fine ha avuto la meglio sulla birra al coriandolo, lascia in mano ad un sapiente Reiki un intero vaso di zucchine arrostite alla menta, scalda tre piadine di kamut e falle tagliare alle danzatrici mani di un massaggiatore Tuina, mettici due Naturopate molto fiche che condiscono tutto con amorevoli sulfamigi ed inebrianti colori: mischia tutto insieme facendo qualche trasferello qua e là, unisci del blu, un pò di India ed ecco qua.
Poi dicono che l'aperitivo vegano è noioso.
Io mi sono divertita un sacco, ho mangiato e bevuto bene.
L'unica cosa che stonava secondo me era il vicks vaporub.
8 ottobre 2011
Patate dolci americane ‒ Lieto fine
Dicevo, avevo fatto queste patate dolci americane coi funghi, idea rivelatasi fallimentare, ma non volevo darmi per vinto e ci ho riprovato. Alla fine ho googolato "patate dolci americane" e ho trovato un'americana che spiegava in un italiano difettoso come si fanno le patate dolci là in America.
Si fanno bollire con la buccia, si sbucciano, si tagliano a metà per la lunghezza, si adagiano in una teglia imburrata*, si cospargono di zucchero di canna e di cannella, si mettono in forno per una mezz'oretta, e quando sono pronte sono un dolce davvero delizioso. I miei coinquilini hanno gradito tanto che ora a casa le patate dolci americane si chiamano le patate dolci americane di Davide.
Per la cronaca (e per aggiungere qualcosa di mio a una ricetta che non è mia), tutta la procedura richiede circa un'oretta, e comunque si tratta di un dolce, così per ingannare il tempo e stuzzicare un po' ho stappato una bottiglia di primitivo del Salento e ho improvvisato un aperitivo con taralli fatti in casa da mamma e pecorino sardo del discount.
Bere vino buono mentre si cucina è una cosa che fa molto cuoco maledetto.
*In realtà l'americana ha detto di mettere il burro sopra le patate, spero a riccioli e non a noci, ma mi sono rifiutato di farlo, mi sembrava veramente troppo un'americanata.
Si fanno bollire con la buccia, si sbucciano, si tagliano a metà per la lunghezza, si adagiano in una teglia imburrata*, si cospargono di zucchero di canna e di cannella, si mettono in forno per una mezz'oretta, e quando sono pronte sono un dolce davvero delizioso. I miei coinquilini hanno gradito tanto che ora a casa le patate dolci americane si chiamano le patate dolci americane di Davide.
Per la cronaca (e per aggiungere qualcosa di mio a una ricetta che non è mia), tutta la procedura richiede circa un'oretta, e comunque si tratta di un dolce, così per ingannare il tempo e stuzzicare un po' ho stappato una bottiglia di primitivo del Salento e ho improvvisato un aperitivo con taralli fatti in casa da mamma e pecorino sardo del discount.
Bere vino buono mentre si cucina è una cosa che fa molto cuoco maledetto.
*In realtà l'americana ha detto di mettere il burro sopra le patate, spero a riccioli e non a noci, ma mi sono rifiutato di farlo, mi sembrava veramente troppo un'americanata.
La cipollata
Per fare la cipollata per prima cosa affetti le cipolle, con quella cosa che le affetta sottili sottili.
Poi, mentre piangi, le butti nell'acqua bollente un attimo perchè pare che così le digerisci più facilmente.
Quindi butti le cipolle, tagliate e sbollentate un attimo, in una padella antiaderente dove l'olio d'oliva ha cominciato a soffriggere un po'.
Aggiungi un po' d'acqua bollente e fai andare a fuoco lento per tanto tempo. Sta attento, le cipolle devono quasi stufare, mai friggere.
Quando ti sembrano abbastanza cotte (io intendo quasi spappolate), aggiungi la conserva di pomodoro, qualche cappero e un paio di foglie di alloro.
Continui a far cuocere.
Infine mangi una cipollata che ai miei amici, e a me, è sembrata buonissima.
(Mentre la porti a tavola puoi cantare "La moje che vvo' beeeeeeene allu marite, la sere i fa'rtruvàààààà la cipullate". Non so da dove arriva questa cosa, ma, ecco, i miei amici l'hanno cantata).
Ops... mi sono scordata il sale q.b.!
Poi, mentre piangi, le butti nell'acqua bollente un attimo perchè pare che così le digerisci più facilmente.
Quindi butti le cipolle, tagliate e sbollentate un attimo, in una padella antiaderente dove l'olio d'oliva ha cominciato a soffriggere un po'.
Aggiungi un po' d'acqua bollente e fai andare a fuoco lento per tanto tempo. Sta attento, le cipolle devono quasi stufare, mai friggere.
Quando ti sembrano abbastanza cotte (io intendo quasi spappolate), aggiungi la conserva di pomodoro, qualche cappero e un paio di foglie di alloro.
Continui a far cuocere.
Infine mangi una cipollata che ai miei amici, e a me, è sembrata buonissima.
(Mentre la porti a tavola puoi cantare "La moje che vvo' beeeeeeene allu marite, la sere i fa'rtruvàààààà la cipullate". Non so da dove arriva questa cosa, ma, ecco, i miei amici l'hanno cantata).
Ops... mi sono scordata il sale q.b.!
3 ottobre 2011
lady hawk
i cetrioli e i cachi del mio orto non si erano mai incontrati.
l'uno non sapeva dell'esistenza dell'altro ed è sempre stato così, dai tempi dei tempi.
ma non solo quelli del mio orto, in genere.
cetrioli: estate, cachi: autunno/inverno.
come lady hawk e il lupo.
ora invece un sortilegio li ha fatti incontrare.
secondo me però non sono stati così felici di conoscersi.
l'uno non sapeva dell'esistenza dell'altro ed è sempre stato così, dai tempi dei tempi.
ma non solo quelli del mio orto, in genere.
cetrioli: estate, cachi: autunno/inverno.
come lady hawk e il lupo.
ora invece un sortilegio li ha fatti incontrare.
secondo me però non sono stati così felici di conoscersi.
2 ottobre 2011
E allora ti vuoi proprio male!
Esattamente 24 ore fa stavo sbucciando con le dita dei gamberetti fritti insieme ad una enorme quantità di aglio tritato.
Accompagnati da un'insalata di frutta, verdura e granchio.
Bevendo caipirinha.
Su una spiaggia di quelle delle cartoline.
Con un uomo di quelli delle favole.
Ed oggi, qui, adesso, mi cucino una fettina di tacchino alla griglia.
Con pomodori milanesi di contorno.
Giusto per rendere il rientro davvero una tragedia.
Accompagnati da un'insalata di frutta, verdura e granchio.
Bevendo caipirinha.
Su una spiaggia di quelle delle cartoline.
Con un uomo di quelli delle favole.
Ed oggi, qui, adesso, mi cucino una fettina di tacchino alla griglia.
Con pomodori milanesi di contorno.
Giusto per rendere il rientro davvero una tragedia.
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