28 dicembre 2009

una balena in babydoll

Io faccio la balena [balena perchè scriver puttanone nel titolo mi pareva un po' forte]. Il babydoll è il regalo di Giulia che non si è accorta dei chili che ho messo su.
Beh, io a Giulia voglio bene e allora da oggi sono a dieta, mica che non uso il suo regalo.
E la mia dieta è una roba sana che seguo a modo mio.
Tipo se esco a cena non se ne parla.
O tipo figurati se rinuncio al latte intero coi frollini a colazione.
O anche però un bicchiere di vino a cena non me lo togli nemmeno se ti metti a piangere.
Detto questo, sul resto divento bravisssssssssssssima.
Anche perchè la mia dieta consente davvero di mangiare decentemente, in pratica consiste in un pasto con carboidrati e verdure e l'altro con proteine e verdure. Ok, niente grassi, ma basta inventare un modo magro per fare le cose.
Tipo che lessi orecchiette e broccoli ma poi eviti di saltarli in padella.
Non fare quella faccia.
Perchè se prendi uno spicchio d'aglio e lo strusci sul piatto, poi ci metti la pasta coi broccoli, ci macini del peperoncino e condisci con il solo cucchiaio d'olio crudo che ti è consentito in un pasto, beh, se fai così, stare a dieta non è poi una tragedia.
E poi il babydoll è davvero bellino. Se non aderisce ai rotoli di pancia, dico.
[le dosi non ve le do perchè sono contraria alle diete passate alla cazzo: le mie quantità sono quelle giuste per me. Il principio di evitare i grassi o quello di non mescolare nello stesso pasto carboidrati e proteine, invece, mi sembra ragionevolmente divulgabile]

23 dicembre 2009

Ecceziunale veramente

La sottoscritta non cucina e non mangia quasi nulla che non sia in linea con la stagione.
La sottoscritta cerca di prendersi la propria Salute ogni giorno (essendo che siamo inanzitutto quello che mangiamo senza farla troppo difficile).
Quindi se mangiamo il pomodoro d'inverno o le fragole o le zucchine non lamentiamoci di essere sballati dentro.
Se mangiamo troiate tutta la vita non lamentiamoci di quel che ci viene a 50 anni.
Mica è colpa del corpo.
Noi siamo il risultato di quello che abbiamo o non abbiamo fatto nei 49 anni precedenti.
Si chiama prevenzione.
Questa lo è, non fare le mammografie.
Prevenire significa essere consapevoli dello stile di vita che si conduce, anche quello interiore per fare si che una cosa NON VENGA, non per scoprirla prima e tutto il massacro che ne consegue e blablabla.

Faccio alcune eccezioni calcolate.

Per esempio in questo periodo - nonostante non sia affatto allineata con i 40 cm di neve fuori alla porta - cucino fave e cicoria.
Filogeneticamente ho trovato un compromesso tra la primavera e l'inverno.
Si tratta di uno di quei piatti che mi fanno letteralmente sballare.
La cicoria o la catalogna spigata (inverno) vengono lessate scolate tagliuzzate ed infine passate in padella con uno spicchio d'aglio.
Le fave (primavera) secche a mollo per 4 ore fatte stufare a fuoco basso con acqua un paio di patate e un pò di sale integrale grosso fino a che non si disfa tutto.
A questo punto frullo col minipimer il composto ancora umido sino ad ottenere una purea.

In ciotole metto la crema di fave, sopra la cicoria saltata, un giro di olio extravergine d'oliva, pepe e se si vuole un pò di pecorino.

La catalogna come tutte le piante amare è coleretica, cioè aiuta ad eliminare la bile in eccesso, in altre parole depura dalla rabbia accumulata durante l'anno, mentre le fave contengono talmente tante cose che andrebbero mangiate a prescindere dal come e quando, tanto per dirne alcune: le sostanze che le compongono sono la base di moltissimi farmaci anti-parkinson, prevengono il cancro, sono utili ai diabetici e apportano le proteine utili senza quelle inutili e dannose presenti nella carne, smaltiscono il colesterolo cattivo così che evitiamo di comprare le troiate di cui sopra tipo l' actimel, che la Natura cura ogni cosa tranne l'incoscienza.

22 dicembre 2009

Biscotti alle spezie e biscotti di vetro che vetro non è

Mannaggia a te e a quando hai deciso che avresti regalato biscotti fatti da te alle amiche per Natale. E allora, in una serata in cui avresti dovuto essere a una festa, ma la festa è stata annullata causa nevicata dell'anno, butti in planetaria 80 gr di burro a pezzettini, 200 gr di farina, 100 gr di zucchero, un tuorlo d'uovo e, visto che è un regalo di Natale, un cucchiaino abbondante di cannella; fai andare tutto a velocità media. Non formi la palla come dicono tutte le ricette, qua si svela un trucco da pasticcere: metti l'impasto tra due fogli di carta forno e lo tiri con il mattarello. Ora lo metti in frigo (o anche fuori sul balcone se in frigo non c'è posto, anche se in frigo fa un po' più caldino) una mezz'oretta. Nel frattempo potresti fare un altro impasto: fondi 100 gr di burro con due cucchiai di miele e quando si è sciolto lo unisci a 200 gr di farina, 1 uovo, 80 gr di zucchero di canna, 1 cucchiaino raso di levito e un cucchiaino abbondante di zenzero o, visto che ce l'hai, di miscela 4 spezie. Tiri la frolla con il mattarello, è piacevolissima da maneggiare: sembra didò. Formi dei biscottini natalizi con gli stampini a stella, abete, palla di Natale (hai cento formine, c'è perfino il dinosauro, cè il tacchno, c'è la cartina degli Stati Uniti e non c'è la palla di Natale, ma uffa) e cuoci a 180°C per dieci minuti, coi biscotti belli distanziati, altrimenti si attaccano tutti e da regalare non sono tanto belli. Ne verranno circa tre teglie: li hai messi dentro dei sacchettini trasparenti per alimenti, legati con un fiocchetto son venuti un bel pensierino.
Ah, già, c'era in frigo la frolla alla cannella. La tiri fuori (o dentro se l'avevi messa sul balcone) e visto che è già stesa non farai alcuna fatica a ritagliare delle formine. Con una formina più piccola tagli i biscotti al loro interno, in modo che vengano fuori una specie di cornice di biscotto (si è capito?) e poni sulla teglia ricoperta di carta da forno. Vai avanti così fino a esaurimento della frolla (e nervoso tuo, che sono già le undici di sera e potevi startene sul divano con un libro, la prossima volta regala dei calzini colorati se vuoi fare un pensierino). Nei buchi dei biscotti ci metti delle caramelle dure trasparenti e colorate che hai pestato fini fini quando eri appena tornata a casa. Cuoci in forno a 180°C per 13 minuti (ma anche meno se era una frolla sottile, basta che non si colorino troppo, altrimenti vengon duri e non si possono mangiare). Fatti raffreddare, insacchettati, infiocchettati, regalo pronto.

Buon Natale "Golosi"

PerchèNataleQuandoArrivaArrivaFoto di lui

20 dicembre 2009

il minestrone serbo

ci voleva un mal di stomaco di quelli potenti, una notte passata con la testa sulla tazza del cesso, alternando plasil e tachipirina. dopo una settimana con gli orari invertiti l'amico ospite era diventato quasi una presenza eterea, ne avvertivo la presenza dal rumore della doccia nel dormiveglia del cuore della notte, dalla porta della sala chiusa al mattino, dalla tazza della colazione nel lavello, al mio rientro. eppure la presenza di un amico basta avvertirla, sapere che c'è e che se ha bisogno di un letto sono ancora in grado di offrirlo. poi quando mi ha visto pallido e febbricitante ha sorriso, ha detto "ci penso io, in serbia quando si sta male facciamo così", è sceso al mercato sotto casa ("ma sai che ho riconosciuto quelli che facevano il mercato sotto casa mia quando abitavo a milano", è incredibile come alcune persone riescano a fare amicizia con chiunque), è tornato con un sacchetto di verdure, ha preso la pentola più grande che avevo e ci ha annegato patate, carote, sedano interi, solo le patate tagliate a metà; prezzemolo, sale. ha detto "tu hai perso molti minerali, hai bisogno di liquidi e verdure per reintegrarli". ci ha buttato un po' di tutte le spezie che ha trovato nell'angolo dei barattolini ("il pepe e il peperoncino no che ti fanno male"), ha lasciato il fuoco acceso ed è andato a lavorare.
io mi sono addormentato, dimenticandomi la minestra sul fuoco e svegliandomi al punto giusto: non era ancora attaccata, non era più un brodone senza senso. ho solo schiacciato le verdure con una forchetta. sarà stata riconoscenza, sarà stata fame, ma credo di non aver mai gradito così tanto una minestra.

Gnocchi, salsiccia e fagioli (o di come ho momentaneamente smesso difumare)

Ho un fastidioso raffreddore e un aspro mal di gola che mi hanno costretto a smettere di fumare. Da qualche giorno bevo solo tè con abbondante miele (il latte non mi piace) e gocce di estratti d'erbe in poca acqua. Ma non sono malato. Sto bene. Posso fare tutto: muovermi, uscire, giocare a palle di neve. L'unica cosa che mi riesce un po' difficile è respirare, ma a parte questo sto bene. È una tragedia.

Nel mezzo di questa odiosa non-malattia e non-salute, allora, volevo un piatto che fosse ipercalorico, non tanto perché sentissi il bisogno di nutrirmi bene per guarire, quanto perché desideravo provare un certo modo di sentirsi sazi che mi ripagasse delle rinunce a cui ero costretto. Allora sono andato a comprare la salsiccia per arricchire un piatto di pasta e fagioli.

Dunque, si mette a saltare la salsiccia, spellata, con uno spicchio d'aglio soffritto. Spellata perché così la si può fare a pezzi piccoli col cucchiaio di legno. Quando è pronta si butta dentro un barattolo di fagioli. Se i calcoli sono giusti, l'acqua per la pasta dovrebbe bollire proprio quando la salsiccia è pronta e vanno messi i fagioli. Comunque non è importante, perché tanto il coinquilino, con innocenza, a quel punto mi fa:
«Volendo c'è ancora quella busta di gnocchi da finire...»

Sicché, si lascia perdere l'acqua della pasta, si svuota la busta di gnocchi (potevano essere 100-150 grammi) nella padella insieme a salsiccia e fagioli, si mette mezzo bicchiere d'acqua e si lascia lì finché l'acqua non si consuma. Poi ci si può mettere anche il peperoncino (anzi, consiglio di metterlo all'inizio, nell'olio, quando si soffrigge l'aglio).

Se poi si accompagna tutto con un bel po' di pane, è garantito che non si avrà voglia né di tabacco né di altro per almeno un paio di giorni.

14 dicembre 2009

il tè a casa papoff® (lacasina® cioè)

non sempre ne lacasina ci sono tutti gli ingredienti de la prova del cuoco, a volte a dire il vero non c'è proprio niente.
quasi niente cioè.
una dozzina di mug e delle bustine di twinings earl grey al bergamotto (il classico cioè) ci sono sempre.
sarà che m'è sempre piaciuto, sarà che poi ho scoperto che il bergamotto arriva dalla calabria (regno degli agrumi diversamente famosi), sarà che mi sono convinto che mi fa passare i dolori di stomaco, ma mi sono fatto una ricetta mia, a prima vista al di fuori di ogni logica.
all'apparenza.
ora, il tè in questione è aromatizzato al bergamotto quindi non servirebbe altro, direbberò i puristi di questo vegetale essiccato da infusi.
ma io purista non sono, anzi.
e quindi giù di abbondantissimo limone.
e poi abbondantissimo zucchero per sopprimere un po' d'aspro del limone.
a questo punto del twinings e del bergamotto non c'è più traccia, ma a me passa il mal di pancia e viene il sorriso.

ecco, mi sono spinto più in là, verso orizzonti mai immaginati.

succede che non sempre ho il limone fresco.
succede che è prassi correggere, che so il caffè con dei liquori.
succedde che spesso, visto che sta nel congelatore, ho il limoncello fatto coi limoni di zia e l'amore di mamma.
e quindi: twinings earl grey al bergamotto, zucchero a piacere, ciuccio di limoncello.
goduria calda.

(il ciuccio è una unità di misura talmente chiara e soggettiva che non mi dilungherò a quantizzarla)

13 dicembre 2009

il segreto dei carciofi

i genovesi, si sa, non buttano via niente. il resto d'italia non capisce e pensa che siano tirchi, in realtà si ricordano della fatica fatta per guadagnare ogni lira. che poi lì dicono ancora franchi, anche se ormai sono euro.
l'unica cosa che buttano in abbondanza sono le foglie dei carciofi. perché il carciofo inganna tutt'italia ma non la liguria: si vende a pezzo e non a peso, quindi verrebbe da scegliere i più grossi: il genovese sceglie i più piccoli, perché lo sa che sono che sono quelli più compatti, più lontani dalla fioritura, senza ancora quella fastidiosa peluria al posto del cuore. non contenti di avere poco carciofo allo stesso prezzo a cui un milanese ne compra uno enorme, ne buttano via un sacco: partono a sfogliare manco fosse una margherita, si fermano solo quando le foglie rimaste sono un bel verdino pallido tenero, che potresti mangiarle anche crude. con lo spelacchino spellano anche il gambo (no, quello non lo buttano, almeno fino a tre dita dal carciofo è buonissimo). poi con un taglio netto recidono le punte, tutte insieme: ma non solo le punte, un bel pezzo, quasi tagliano il carciofo a metà.
quello che resta, insomma, è il cuore. molto, ma molto meno di quello che all'esselunga ti vendono per carciofo già pulito. guardate un genovese pulire un carciofo e vi piangerà il cuore.
però mangiate un carciofo pulito così, e sarà un'altra cosa. per esempio facendo soffriggere dei bocconcini di vitello in olio e cipolla, finché non son belli dorati, poi mettendoci i cuori di carciofo tagliati in quattro, un pugno di pinoli, e una patata a pezzi. dado o sale a seconda dei gusti, coprite e fate andare.
se avrete a tiro una milanese che dice che non le sono mai piaciuti i carciofi, capirà che è solo perché non aveva mai assaggiato quelli puliti da un genovese. e poi non dite che siamo tirchi.

12 dicembre 2009

ilcibodelgiornoprima

Domani viene quasifidanzato. Porta le tagliatelle e il tartufo, il barbaresco già è qui da una scorsa visita. Roba da togliergli il quasi dal titolo, sì, magari domani ci fidanziamo e basta.
Comunque le visite di quasifidanzato son fatte di poco tempo per cucinare insieme, è che si passano le ore in altri modi, e un po' mi spiace ma molto no e allora mi porto avanti.
Già, son diventata bravissima nel cibo che puoi preparare il giorno prima con tutto il tempo che serve e poi mangiare freddo o con una veloce passata in forno.
Tipo oggi ho preparato dei tortini di polenta e funghi.
Che poi si fanno come polenta - gialla - e funghi - trifolati -, solo che poi con la polenta segui le pareti di una ciotolina da macedonia, in mezzo ci metti i funghi e poi tappi con altra polenta.
Quando il tortino si raffredda si stacca da sè dalla ciotola, quindi è facile ribaltarlo sulla carta da forno e metterlo a scaldare mentre prepari una salsa con latte e gorgonzola.
Impiatti e servi con la salsa, taglietelle, tartufo e barbaresco. E gli occhi languidi.